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EDUCAZIONE CIVICA
Significato, funzioni e rapporti tecnologici della musica
1) Musica e significato
Quando ascoltiamo per la prima volta una qualsiasi musica, siamo generalmente in grado di attribuirle uno stile generico (musica classica, rock, jazz, country…) e spesso siamo anche in grado di attribuire a quella musica altre categorie (categorizzazione) sulla base dello stile generale e/o particolare del periodo, dell’autore, del tipo di brano musicale, del tipo di strumento.
Questo accade perché noi abbiamo una conoscenza spontanea delle principali categorie musicali; spontanea nel senso che anche le persone che non hanno “studiato” musica ma che la ascoltano abitualmente sono in grado di effettuare questi giudizi. Questo perché la musica è un linguaggio e come il linguaggio comune, noi la impariamo semplicemente usandola, ascoltandola, vivendola.
La musica come linguaggio
La discussione sul fatto che la musica sia o meno un linguaggio è decisamente vecchia e si è svolta sostanzialmente fra chi pensava che la musica, essendo un’arte, non può comunicare nulla perché è pura forma e chi riteneva la musica capace di comunicare ed esprimere emozioni.
La “querelle” fra formalisti ed espressionisti si è trascinata fino agli inizi del ‘900 quando la linguistica cominciò a formalizzare i propri studi e a cercare di definire cos’è un linguaggio.
Le prime discussioni sembravano concludere che la musica non è un liguaggio, soprattutto perché non possiede la caratteristica della doppia articolazione, ovvero che nel linguaggio si articolano parole (che hanno un loro significato diciamo di “I livello”) per costruire le frasi (anch’esse significative diciamo di “II livello”).
In musica invece le cose non funzionano esattamente così: non è semplice identificare qualcosa che corrisponda ad una “parola” e le “parole della musica” (i temi) non vengono semplicemente accostati fra loro per formare una frase musicale.
Un superamento di questo posizioni si è avuto quando sono stati correttamente identificati i termini del problema: nel linguaggio esistono dei componenti minimali privi di significato (i fonemi) che vengono utilizzati per creare dei componenti minimi che posseggono un significato (i morfemi) i quali a loro volta vengono usati per creare le parole e le frasi.
In musica esistono le note che sono, in sé, prive di significato, che vengono usate per creare i intervalli e accordi che sono il materiale utilizzato per strutturare i temi e le frasi musicali, che hanno un loro significato “musicale” (in termine di struttura e funzione) ed emozionale.
Sloboda, 1985, p. 49:
- sia la Musica che il Linguaggio sono dei sistemi di comunicazione universali fra gli uomini e specie specifici, ovvero non si conoscono specie animali che utilizzino la musica come noi;
- entrambi i linguaggi possono produrre un numero illimitato di “frasi”;
- i piccoli della specie imparano entrambi i linguaggi esponendosi agli esempi prodotti dagli adulti;
- entrambi i linguaggi usano, fondamentalmente, lo stesso canale uditivo-vocale;
- esiste una forma scritta;
- in fase evolutiva, la ricezione precede la produzione;
- in entrambi i linguaggi è possibile distinguere una fonologia (i componenti del linguaggio), una sintassi (le regole per combinare fra loro le componenti) e una semantica (attribuizione di significato ai prodotti del linguaggio).
2) Le funzioni della musica
LA MUSICA E LA PSICOLOGIA CLINICA: LA NASCITA DELLA MUSICOTERAPIA
2A Che cos’è la «Musicoterapia»
La musicoterapica costituisce un sotto insieme delle arteterapie ovvero insieme di trattamenti psicoterapeutici attuati attraverso le arti visive, la danza e il movimento corporeo, la musica.
Lo scopo è quello di facilitare, attraverso l’attività artistica, l‘espressione di conflittualità, ansie, disagi, che possono poi essere elaborati dal terapeuta, come in ogni altra psicoterapia.
L’uso della pittura, della modellazione con la creta, del collage ha trovato ambiti di applicazione non solo in vari tipi di istituzioni psichiatriche, ma anche in istituti di riabilitazione, in centri residenziali per portatori di handicap fisici o psichici, in scuole speciali, in prigioni ecc.
I soggetti ai quali si indirizza il trattamento possono essere adulti, bambini, adolescenti, anziani, anche gravemente disturbati. Le sedute possono essere sia individuali sia di gruppo: in quest’ultimo caso è possibile intervenire anche sul livello di socializzazione del paziente e sulle sue capacità di comunicazione interpersonale.
L’uso terapeutico della danza e del movimento (danzaterapia) può favorire soprattutto l’integrazione fisico-psichica dell’individuo, che prende progressivamente consapevolezza del proprio corpo e della possibilità di impiegare i gesti e i movimenti per esprimere emozioni, scaricare la tensione, comunicare con il mondo esterno. Questa tecnica si è rivelata utile per stabilire un contatto positivo con pazienti psicotici e bambini autistici. Più recentemente, è stata usata nella cura dei disturbi psicosomatici.
L’uso della musica, nonché dei suoni e dei rumori, a fini terapeutici (musicoterapia) prevede due tecniche distinte: l’ascolto di brani musicali di diversa tonalità, ritmo e melodia, a proposito dei quali, successivamente, si esplorano i vissuti o i ricordi evocati; l’uso attivo, da parte dei pazienti, di strumenti musicali e della voce, sia in sedute di improvvisazione sia in sedute più organizzate, centrate sull’incremento della consapevolezza di sé e delle proprie capacità di comunicazione. Oltre che con pazienti psichiatrici, questa tecnica è impiegata con pazienti sofferenti di menomazioni sensoriali (ad esempio i non vedenti, nei quali migliora l’orientamento nello spazio e il controllo muscolare, e i non udenti, che percepiscono la musica in forma di vibrazioni ritmiche applicate al corpo) e nei pazienti che devono recupare il senso di un ritmo ordinato e regolare (ad esempio handicappati motori).
La spontaneità e la libertà creativa favorite dall’arteterapia non devono però essere confuse con la semplice espressione disordinata e casuale di sentimenti ed emozioni. Per questa ragione, gli specialisti di questo settore sottolineano l’importanza di un’adeguata formazione.
2B Gli approcci ed i modelli di Washinton
I cinque approcci del congresso mondiale di Washington di “Psicologia e Musica” all’interno di un contesto musico terapico/terapeutico
Pianista-pedagogista: il terapista suona il pianoforte, il paziente il tamburo.
Improvvisazione libera e verbalizzazione: il terapista improvvisa e, dopo aver suonato, fa parlare il paziente.
Comportamentismo nordamericano: lo stimolo sonoro che interviene su problematiche precise.
Il modello di Berenson: la musica come mezzo per arrivare alla relazione, usato soprattutto per l’autismo.
Immaginario guidato e musica: l’ascolto, in posizione di rilassamento, di brani classici finalizzati per tematiche emotive, per fare emergere dinamiche conflittuali.
Questi 5 approcci hanno generato 5 modelli accreditati sempre durante lo stesso congresso svoltosi a Washington nel 1999.
Modello Benezon
Modello Nordoff-Robbins
Modello AOM (M.T orientata analiticamente) di Mary Priestley
Modello BMT (M.T comportamentale) di Cliff Madsen
Modello GIM (immaginario guidato e musica) di Helen Bonny

(Argentina)
Si basa sul concetto di ISO (identità sonora), di stampo psicanalitico con successivi risvolti psicodinamici. Qui si considerano due aspetti: quello scientifico, che si occupa dello studio e della ricerca del sistema uomo-suono, con obiettivi diagnostici e terapeutici, e quello terapeutico secondo il quale la Musicoterapia è una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musica e il movimento per provocare effetti regressivi e aprire canali di comunicazione con l’obiettivo di attivare i processi di socializzazione e inserimento sociale.

Nordoff-Robbins
(USA)
Questo modello è anche stato definito come musicoterapia creativa. È un approccio individuale e di gruppo, nato inizialmente per lavorare con bambini affetti da varie disabilità. N&R definirono il loro approccio creativo perché il terapista crea musica, azioni e sequenze terapeutiche.
La musica è qui intesa COME terapia piuttosto che IN terapia.

AOM: Mary Priestley
(UK)
La M.T orientata analiticamente, di stampo junghiano, è un modello basato sull’improvvisazione attraverso l’uso delle parole e delle improvvisazioni di musica simbolica, sia da parte del terapista che del paziente. Si esplora la vita interiore del paziente e lo si predispone a un percorso di crescita personale. Il metodo, originariamente creato per adulti, è stato poi esteso anche ai bambini.

BMT: Cliff Madsen
(USA)
Si riferisce all’epistemologia comportamentista nordamericana che considera il suono come uno stimolo capace di agire sul sintomo specifico. Ci si rifà qui al concetto di stimolo-risposta. Da Bruscia è stato definito come: “ l’uso della musica come rinforzo contingente o stimolo di suggerimento indirizzato ad aumentare o modificare i comportamenti di adattamento e ad eliminare i comportamenti non adattivi.

GIM (Immaginario guidato) Helen Bonny
(USA)
Il modello GIM è un approccio recettivo psicanalitico in cui la musica viene utilizzata per scandagliare i vissuti della persona.
La musica facilita un dialogo continuo con l’inconscio, e il terapeuta fa da sostegno dialogando con l’ascoltatore per tutto il tempo della seduta.
Il compito del terapeuta è di incoraggiare la concentrazione man mano che emergono emozioni, immagini sensoriali ,ricordi e pensieri.
Qui il terapeuta e la musica sono coterapeuti sostenendo, rispecchiando e facilitando l’esperienza terapeutica.
Il Metodo Bonny prevede una prima fase in cui il cliente descrive il proprio stato d’animo, esplicitando una richiesta o permettendo al musicoterapeuta di individuare gli obiettivi da raggiungere durante la sessione di ascolto. Successivamente vengono proposti alcuni esercizi di rilassamento guidato, in modo da raggiungere uno stato di calma e quiete che precede l’ascolto. Con l’ingresso della musica, il cliente condivide con il musicoterapeuta le sensazioni, le immagini e le emozioni che sta provando. Al termine dell’ascolto il musicoterapeuta aiuta il cliente a recuperare uno stato vigile e presente, restituendogli la trascrizione di quanto emerso durante la seduta. Il Metodo Bonny prevede l’ascolto di specifici brani di musica in uno stato di rilassamento profondo. La musicoterapia recettiva si differenzia dal semplice ascolto musicale perché vengono tenuti in considerazione i bisogni specifici del paziente e la sua condizione generale, fisica, cognitiva, psicologica e spirituale. Permette di sostenere momenti difficili di disagio fisico: l’ascolto guidato può aiutare la comprensione di stati d’animo, la memoria e migliorare il tono generale dell’umore. La musica, grazie ai suoi parametri fisici di regolarità (pulsazioni, onde, frequenze), tende ad una riarmonizzazione generale dell’organismo e rappresenta un importante sostegno allo sviluppo e alla crescita personale.
Il metodo Bonnu fa parte della musicoterapia recettiva.
La musico-terapia recettiva consiste nell’ascoltare specifici brani in uno stato di rilassamento, esplorando i vissuti, le immagini, i ricordi e le sensazioni evocate. La musica è in grado di far esperire un ventaglio di emozioni e significati importanti per chi ascolta: la sequenza sonora è composta da un set che varia dai 4 ai 6 brani, inframmezzati da pause di silenzio, durante i quali il cliente può condividere con il musico-terapeuta i propri vissuti. Le musiche che compongono la sequenza sono selezionate dal musicoterapeuta in base alla tipologia di intervento che intende mettere in atto nell’ascoltatore. Alla fine del percorso d’ascolto è possibile dare vita ad una discussione per condividere le riflessioni su ciò che si è provato.
3) Le funzioni della musica
MUSICA E PSICOLOGIA SPERIMENTALE TRA EMOZIONI E PROCESSI COGNITIVI
Klodian Naci
La musica è in grado di modulare l’umore di una persona in diverse circostanze nell’arco della vita: influisce in maniera rilevante nel contesto quotidiano e, in una prospettiva più ampia, ha il potere di promuovere la salute fisica e psicologica.
«Vista con il freddo occhio del fisico, un evento musicale è solo una raccolta di suoni di varia altezza, durata, e altre qualità misurabili. In qualche modo, la mente umana attribuisce a questi suoni un significato. Essi diventano simboli per qualcos’altro che va al di là del puro suono, qualcosa che induce a piangere o a ridere, che piace o dispiace, che commuove o lascia indifferenti.» Sloboda (2001).
Questa citazione racchiude una riflessione molto ampia in merito alle potenzialità della musica: la musica provoca emozioni e come essa possa essere giudicata positivamente o negativamente e perché per alcuni un andamento musicale lento porta alla calma, alla riflessione, alla meditazione, e per altri può essere noioso. Un ritmo veloce induce all’attivazione del corpo piuttosto che alla passività dello stesso. Tutto ciò si può ricondurre alla cultura musicale (Sloboda, 2001) che ognuno di noi possiede. Grazie a questa cultura, fatta propria secondo il contesto in cui si cresce, la nostra mente ha costruito un’infinità di collegamenti, una rete che supporta costantemente ogni nostra decisione e ogni nostro giudizio: ragioniamo, valutiamo e valorizziamo la musica, e non solo, secondo canoni propri della cultura in cui siamo cresciuti. Fin dai tempi più antichi alla musica è stato riconosciuto un potere straordinario. In nessuna cultura, presente o passata, manca la musica. Il valore attribuito in misura maggiore ricopre la sfera emotiva. La musica rappresenta una forma dinamica di emozione e il trasmettere emozioni è considerata l’essenza stessa della musica (Meyer, 1956; Nietzsche, 1871/1993). In questo risiede il motivo principale per cui molte persone si affidano ad essa e impegnano una grande quantità di tempo ascoltandola (Juslin e Sloboda, 2001).
La musica, dunque, è in grado di modulare l’umore di una persona in diverse circostanze nell’arco della vita. Questi effetti coinvolgono una varietà di fattori interdipendenti – che vanno dalle caratteristiche individuali quali i tratti di personalità, il temperamento ai substrati neuro-chimici che modulano l’effetto della musica – tali da poter considerare la musica come uno strumento terapeutico, come medicina.
RAPPORTO TRA DIMENSIONE SONORA, PSICOLOGICA E FISIOLOGICA
La musica, anche nelle sue forme più semplici ed elementari, evoca stati d’animo, emozioni, sensazioni, ricordi. Al contrario del linguaggio verbale che tende nella formazioni di un simbolo a unire significante e significato in modo diretto e in modo chiaro, nella musica l’emissione di senso avviene in modo anomalo e ambiguo. La codifica del messaggio musicale da parte del compositore non prevede una decodifica all’ascolto prevedibile e semanticamente certa, ma, al contrario, tale decodifica avviene in fase di ricezione su elementi astratti, vaghi e pluristratificati. Questa riflessione ci conduce a mettere in primo piano numerosi fattori, quali la recettività fisica, l’innata o acquisita sensibilità musicale, i condizionamenti dovuti all’ambiente, alla cultura e a fattori non musicali, nonché ai numerosi significati inconsci che i suoni possono rappresentare in relazione con le vicende emotive di ciascun individuo. Chi ritiene che un insieme di suoni organizzati possieda la capacità di stimolare nell’essere umano (e non solo) la trasformazione di ritmi biologici, fisici e psicologici, ovvero che sia in grado di stimolare una qualche forma di risposta, deve innanzitutto porsi il problema di come la musica veicoli tali informazioni e su quali basi si fondi questa sua comunicatività. È scientificamente provato infatti che il suono è in grado di riportare alla memoria particolari vissuti, anche inconsci, che consentono una sorta di regressione giungendo al ricordo di situazioni traumatizzanti che erano state rimosse, o periodi della vita caratterizzati da piacevolezza (Michel Imberty e Fernando Dogana, 2003). La regressione costituisce un meccanismo di difesa dell’Io ed è una delle proprietà fondamentali della Musicoterapia (Benenzon, 1995). – La Musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e fisiologiche. –
Nel rapporto uomo/ambiente entrano in gioco schemi di risposte cognitive ed emozioni che vengono utilizzate dalla Musicoterapia verso la direzione della costruzione di relazioni comunicative. Tale rapporto è in grado di innescare nell’individuo risposte di carattere sia psicologico che fisiologico, che nascono da ciò che è già riposto nell’individuo e che viene rivelato proprio attraverso l’esperienza musicale. La musica, fra tutte le arti, è quella che più direttamente si rivolge alla sensibilità, e più di ogni altra sembra consentire all’individuo di immergersi in uno stato di rapimento o di modificazione della coscienza.
NEUROCHIMICA DELLA MUSICA
Ascoltare la musica non è un’azione fine a se stessa: oltre a suscitare un enorme spettro di emozioni, dall’euforia al rilassamento, dalla gioia alla tristezza, dalla paura al conforto, e anche combinazioni di queste, evoca delle risposte fisiche (Panksepp, 1995) che possono tradursi nell’avere ‘’la pelle d’oca’’, provare brividi, sperimentare cambiamenti della frequenza cardiaca. Sono stati individuati dei sistemi che mediano le risposte implicate nei seguenti domini: ricompensa, motivazione e piacere; stress e arousal; immunità; affiliazione sociale. Ad ognuno di questi corrispondono degli specifici sottosistemi cognitivi e circuiti neurali che operano parallelamente al fine di indirizzare la rielaborazione musicale, rispettivamente: dopamina e oppioidi, cortisolo, ormone rilasciante corticotropina (CRH) e ormone adrenocorticotropico (ACTH); serotonina, i derivati peptidici della pro-opiomelanocortina (POMC), inclusi l’ormone melanocita stimolante e beta endorfine, ossitocina.
La Ricompensa include stati motivazionali, predizione, comportamenti mirati, apprendimento per rinforzo, e stati edonici. La musica è al pari di altre ricompense, incluso cibo, sesso, droghe e abusi di sostanze, o è una cosa diversa? La musica ha il contrassegno di uno stimolo gratificante, inclusa l’abilità a motivare un individuo a imparare e impegnarsi in comportamenti mirati ad ottenere sensazioni piacevoli? La musica realizza questo effetto attraverso una rete neurale simile a quella di un altro stimolo gratificante? Le persone affermano che l’impatto emotivo e la regolazione emotiva sono due dei motivi per i quali ascoltano la musica. La musica può produrre sensazioni di intenso piacere o euforia in chi ascolta, a volte esperite come ‘’vibrazioni’’. Il piacere musicale è strettamente correlato all’intensità dell’attivazione emotiva. La musica non ha lo stesso chiaro vantaggio di sopravvivenza associato al cibo o al sesso e non mostra neanche le proprietà additive associate alle droghe d’abuso. Nonostante questo, la “persona media’’ spende una considerevole quantità di tempo ascoltando la musica, ritenendola una delle attività più piacevoli nella vita (Dubè, Lebel, 2003). È per questo che i progressi neuroscientifici hanno attribuito alla musica la capacità di influenzare gli stessi sistemi neurochimici di ricompensa al pari di altri stimoli rinforzanti. Rispetto alla musica neutra, la musica che induce brividi è stata associata ad un significativo aumento del flusso sanguigno all’interno di strutture cerebrali che comprendono il sistema meso-cortico-limbico e che sono cruciali per la ricompensa e il rinforzo, come lo striato ventrale (incluso in nucleo accumbens) e il mesencefalo, così come il talamo, il cervelletto, il lobo dell’insula, la corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale. Inoltre ascoltare la musica sembra che abbassi i requisiti di narcotico nel dolore postoperatorio, il che suggerisce che la musica può stimolare il rilascio di peptidi oppioidi endogeni all’interno del cervello (D. Levitin, 2005). Queste scoperte possono avere grandi implicazioni per la comprensione dei benefici psicologici e fisiologici dell’ascolto musicale e della Musicoterapia.
La musica offre un modo semplice ed elegante per indagare la base neurale dell’anedonia (la perdita di piacere nelle attività quotidiane) in diversi Disturbi Psichiatrici. Degli stimoli musicali specifici potrebbero essere utilizzati per indagare l’integrità del sistema della ricompensa mesolimbico e per esaminare se i deficit in queste regioni siano correlati con i sintomi clinici.
La Depressione è spesso accompagnata dalla mancanza di interesse negli stimoli piacevoli. La musica può essere utilizzata per indagare se c’è una risposta diminuita in questi soggetti nel NAc (Nucleo Accumbens), VTA (Area Tegmentale Ventrale), insula, ipotalamo, e nella corteccia orbitofrontale, regioni cerebrali chiave coinvolte nell’influenza dell’elaborazione.
I potenziali effetti terapeutici dell’ascoltare musica sono stati largamente attribuiti alla sua abilità di ridurre lo Stress e modulare i livelli di arousal. In particolare la musica rilassante (definita generalmente con tempo lento, toni bassi, assenza di testo) riduce lo stress e l’Ansia in soggetti sani (Dileo, Bradt, 2007), pazienti che stanno per sottoporsi ad una procedura invasiva (es. chirurgia), e pazienti con malattie alle coronarie (Bradt, Dileo, 2009). Ascoltare musica in seguito a procedure mediche dolorose riduce inoltre la sedazione, così come il dolore e i requisiti analgesici, nonostante le dimensioni dell’effetto siano ristrette (Henriksen, Willoch, 2008). Questi effetti sono convenzionalmente considerati dovuti all’abilità della musica di distrarre o modulare lo stato d’animo. Gli effetti della musica rilassante sono stati indagati anche sui livelli degli ormoni dello stress lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) in soggetti sani a riposo, in combinazione con l’immaginazione e durante lo svolgimento di compiti stressanti. Una forma di Musicoterapia, che combina tecniche rilassanti e ascolto di musica classica, chiamata Musica e Immaginazione Guidata (Guided Imagery and Music – GIM) è stata definita responsabile di una riduzione dell’attivazione dell’asse dello stress HPA (McKinney et al. 1997a, 1997b).
Oltre allo stile musicale, le dimensioni di personalità sono fattori importanti che mediano le risposte fisiologiche dello stress alla musica. Questo aspetto è stato approfondito da Chamorro – Premuzic e Furnham (2007) e da Rentfrow (2011) i quali suggeriscono che le differenze individuali nella personalità e i tratti cognitivi influenzano le risposte psicologiche e fisiologiche a differenti tipi di musica. Il sottofondo musicale, per esempio, causa interferenze più ampie con i processi cognitivi negli introversi rispetto agli estroversi. Un meccanismo proposto per l’abilità della musica di regolare stress, arousal, e emozioni, è che essa avvia risposte riflessive nel tronco dell’encefalo (Juslin, Vastfjall, 2008). La musica modula i parametri mediati dal tronco dell’encefalo, come la frequenza cardiaca, il battito, la pressione sanguigna, la temperatura corporea, la conduttanza della pelle e la tensione muscolare. La musica stimolante sembra produrre un incremento nei parametri cardiovascolari, mentre la musica rilassante produce una loro riduzione. Questi effetti, dunque, sono largamente mediati dal tempo: la musica lenta e le pause musicali sono associate con una diminuzione nella frequenza cardiaca, respirazione e pressione sanguigna, e la musica più veloce è associata all’aumento di questi parametri. Questo ha senso, in quanto i neuroni del TdE (Tronco dell’Encefalo) tendono a scaricare potenziali d’azione in modo sincrono al tempo musicale.
La musica gioca un ruolo importante nella creazione di vincoli sociali. Un insieme di studi indica che i fattori sociali giocano un ruolo importante nella salute dell’uomo. Attività sincronizzate come la musica, il ballo e la marcia sono da tanto tempo conosciuti per favorire la connessione sociale, specificamente la fiducia interpersonale e il legame. Molte attività umane e animali sono ritmiche, incluso camminare, battere le mani, attività sessuale, e dondolare un bambino. Quando le attività ritmiche vengono eseguite da un gruppo di persone, tendono a sincronizzarsi, riflettendo una coordinazione sociale. L’ossitocina e la vasopressina – due neuropeptidi conosciuti per la regolazione del comportamento sociale – sono dei possibili candidati che mediano gli effetti sociali della musica. Tuttavia è stato indagato solo il ruolo dell’ossitocina nel contesto della musica – il ruolo della vasopressina e l’interazione tra i due rimane inesplorata (D.Levitin, 2005).
Anche il sistema immunitario risente dell’effetto della musica. I fattori che più colpiscono il nostro sistema difensivo dall’attacco di patogeni e di agenti estranei sono lo stress e l’invecchiamento. È stato visto come la musica possa giocare un ruolo fondamentale nell’attenuare il naturale decorso della vita che porta ad indebolire le proprie difese. In questo ambito non è mai stata posta molta attenzione sullo stile di vita o sui fattori psicosociali che possono interferire con la salute dell’individuo, ma con l’emergere di una nuova prospettiva che vede una stretta correlazione tra stati emotivi e benessere psicofisico (in riferimento agli effetti scatenati dalla musica) è stato ampliato il campo di ricerca ottenendo risultati sorprendenti. Si tratta, infatti, di un ‘’effetto a catena’’: le emozioni o gli approcci quotidiani positivi, come essere ottimisti, tendono a mitigare gli effetti dello stress e dell’invecchiamento; dato che la musica riduce lo stress è possibile pensare ragionevolmente che sia un’ottima strada per migliorare le funzioni immunitarie (Koelsch, Stegemann, 2012).
5) CHE COS’E’ L’ «EFFETTO MOZART»
Nel 1993 i fisici Frances Rauscher e Gordon Shaw pubblicarono su Nature uno studio dal titolo “Music and spatial task performance” secondo il quale l’ascolto della Sonata in re maggiore per due pianoforti (KV 448) di Wolfgang Amadeus Mozart avrebbe prodotto un temporaneo aumento delle capacità di ragionamento spaziale nei volontari che si erano sottoposti all’esperimento. Diversi anni più tardi, nel 2001, John Jenkins, professore all’Università di Londra, tornò sull’argomento e sul Royal Society of Medicinepubblicò l’articolo “L’effetto Mozart” contenente una serie di studi per verificare gli effetti terapeutici della musica. Facendo ascoltare per dieci minuti al giorno la Sonata per due pianoforti in re maggiore K. 448 di Mozart a pazienti affetti da epilessia, notò che questa esposizione aveva come effetto una drastica riduzione degli attacchi epilettici.
Altri studi avevano confermato che nei bambini epilettici a cui erano state impartite lezioni di pianoforte per sei mesi risultavano punteggi più alti nei test di movimento rispetto ad altri bambini a cui era stato insegnato l’uso del computer. Gli esperimenti furono condotti anche sui topi alle cui madri durante la gestazione era stata fatta ascoltare ciclicamente la sonata K 448 di Mozart. Il risultato fu strabiliante poiché si riuscì a stabilire che questi topi riuscivano ad uscire più velocemente da un labirinto rispetto a quelli alle cui madri non era stata somministrata alcuna musica o al gruppo al quale era stata fatta sentire altra musica (pop,rock, ecc..).
Perché Mozart?
Su questi effetti esistono diverse teorie di pensiero; per alcuni ricercatori dipende dalle tonalità usate e dall’insistenza su una particolare nota, il SOL della 5° ottava.
Per altri studiosi è dovuto alla periodicità della struttura mozartiana.
Si è però scoperto che anche altri brani classici, come le sonate di Bach o alcuni movimenti de Le Quattro stagioni di Vivaldi, sortiscono lo stesso effetto.
“L’effetto Mozart” è dunque un aulico linguaggio musicale in grado di aumentare l’elasticità dei circuiti neurali della corteccia cerebrale, rafforzando le elaborazioni creative dell’emisfero destro, associate al ragionamento spazio temporale.
L’orientamento scientifico porta a credere che questo effetto sia innescato da un certo linguaggio musicale e non sia paragonabile a ciò che può fornire la scrittura alfabetica.
A differenza del linguaggio, sono molte le aree del cervello attivate da uno stimolo musicale. Infatti, la musica produce stimoli uditivi articolati in maniera molto complessa. Il cervello elabora il suono e la musica in modo gerarchico e distribuito, attiva quindi processi percettivi che avvengono simultaneamente in diverse aree cerebrali, anche molto lontane tra di loro.
Da tutto questo emergono due aspetti fondamentali. Innanzitutto la funzione maieutica svolta dal linguaggio musicale. In secondo luogo il ruolo determinante dell’udito che, come sosteneva Tomatis, predispone l’orecchio a divenire un organo chiave nello sviluppo totale dell’uomo.
Il ricercatore francese comprese che anche se il cervello viene caricato di potenziale elettrico ad alta frequenza vi è un incremento della concentrazione e dell’apprendimento, rinforzando così la teoria “dell’effetto Mozart”.
La relazione tra il nostro corpo, la psiche e il linguaggio musicale diviene sempre più intima e fa sì che si aprano porte a nuove realtà di conoscenza.

6) Musica ed I.A.
Tecnica di composizione che fanno uso di particolari regole e principi nati dall’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, in seguito applicabili ad ambiti musicali differenti, modellando nuove forme musicali ispirati a particolari fenomeni naturali, come la vita biologica.
Interactive scores
Gli scenari multimediali nelle partiture interattive sono rappresentati da oggetti temporali, relazioni temporali e oggetti interattivi. Esempi di oggetti temporali sono suoni, video e controlli della luce. Gli oggetti temporali possono essere attivati da oggetti interattivi (solitamente lanciati dall’utente) e diversi oggetti temporali possono essere eseguiti simultaneamente. Un oggetto temporale può contenere altri oggetti temporali: questa gerarchia ci permette di controllare l’inizio o la fine di un oggetto temporale controllando l’inizio o la fine del suo genitore. La gerarchia è sempre presente in tutti i tipi di musica: i brani musicali sono spesso gerarchizzati da movimenti, parti, motivi, misure, tra le altre segmentazioni.
Computer Accompaniment (Carnegie Mellon University)
Il Computer Music Project della CMU sviluppa musica per computer e tecnologia per le performance interattive per migliorare l’esperienza musicale e la creatività umana. Questo sforzo interdisciplinare si basa su teoria musicale, scienze cognitive, intelligenza artificiale e apprendimento automatico, interazione uomo – macchina, sistemi in tempo reale, computer grafica e animazione, multimedia, linguaggi di programmazione ed elaborazione del segnale.
ChucK
Sviluppato presso la Princeton University da Ge Wang e Perry Cook, ChucK è un linguaggio multipiattaforma basato su testo che consente la sintesi, la composizione, l’esecuzione e l’analisi della musica in tempo reale. È utilizzato da SLOrk (Stanford Laptop Orchestra) e PLOrk (Princeton Laptop Orchestra).
MorpheuS
MorpheuS è un progetto di ricerca di Dorien Herremans ed Elaine Chew presso la Queen Mary University di Londra, finanziato dal progetto dell’UE Marie Skłodowská-Curie. Il sistema utilizza un approccio di ottimizzazione basato su un algoritmo di ricerca di quartiere variabile per trasformare i pezzi del modello esistenti in pezzi nuovi con un livello prestabilito di tensione tonale che cambia dinamicamente in tutto il pezzo. Questo approccio di ottimizzazione consente l’integrazione di una tecnica di rilevamento dei pattern al fine di rafforzare la struttura a lungo termine e temi ricorrenti nella musica generata. I brani composti da MorpheuS sono stati eseguiti in concerti sia a Stanford che a Londra.
AIVA
Creato nel febbraio 2016, in Lussemburgo, AIVA è un programma che produce colonne sonore per qualsiasi tipo di media. Gli algoritmi alla base di AIVA sono basati su architetture di apprendimento profondo AIVA è stato utilizzato anche per comporre una traccia Rock chiamata On the Edge, così come un brano pop Love Sick in collaborazione con la cantante Taryn Southern, per la creazione del suo album del 2018 “I am AI”.
ILIAC7) Tecnologia musica e società
Inizialmente, l’unico modo per vedere un’opera teatrale era recarsi a teatro, così per ascoltare un brano musicale occorreva necessariamente assistere alla sua esecuzione di persona.
L’industria moderna, però, affonda le sue radici in un tempo molto lontano. Siamo nel Medioevo, più precisamente nel IX secolo a Baghdad dove i tre fratelli Banū Mūsā inventarono il primo organo meccanico. Sfruttando l’idraulica, i tre matematici riuscirono a produrre musica attraverso alcuni cilindri intercambiabili.
Seguirono nel corso dei secoli altre invenzioni simili, tuttavia i primi strumenti erano in grado solo di riprodurre suoni meccanici, non di registrare. Almeno fino al 1877 quando Thomas Edison inventa il primo dispositivo di registrazione audio. Da lì in poi il percorso è stato lungo e affollato da invenzione sempre più innovative.
Dal jukebox a Spotify
Una delle invenzioni di cui tutti facciamo uso è certamente lo streaming musicale.
Oggi la musica ha abbandonato ogni supporto come il vinile, il nastro magnetico o il cd e viaggia in forma dematerializzata. Siamo di fronte a quella che è definita «musica liquida» (Z.B.), ognuno di noi ha una libreria quasi infinita di brani a cui accedere in qualunque luogo e momento, è necessaria soltanto una connessione Internet. Da allora sono nati sempre più siti web e applicazioni in grado di offrire servizi competitivi.
Forse a coloro che sono nati in questo periodo sembra naturale, in realtà le generazioni poco precedenti possono ricordare con piacere, e un pizzico di nostalgia, le pile di cd, audiocassette o vinili che decoravano le librerie della propria stanza.
Il vinile o il jukebox non sono stati dei semplici mezzi per riprodurre musica, sono diventati simbolo della propria epoca. Ancora oggi c’è una specie di attrazione per questi strumenti, infatti facendo un giro sui principali siti di e-commerce non è difficile acquistare un vinile o un giradischi. Naturalmente anche questi hanno subito un’ evoluzione, ad esempio è possibile trovare giradischi dotati di bluetooth.
Recentemente si parla di nuovi dischi in vinile in HD.
Strumenti musicali e tecnologia
Non è soltanto la riproduzione della musica ad aver subito cambiamenti. Come nella letteratura sono subentrati nuovi strumenti di scrittura e di lettura digitale, così anche negli altri campi ci sono state innovazioni. Pensiamo al cinema, ma anche al modo di vivere l’arte in generale. Frequentemente opere famose di grandi artisti sono proiettate e riprodotte in grande, magari in movimento e accompagnate da brani musicali che rendono il tutto più suggestivo.
Anche la musica ha subito cambiamenti, così ai tradizionali strumenti a corda o a fiato si sono aggiunti strumenti elettronici. Ad esempio, la chitarra elettrica ha contribuito a creare nuovi generi e a modificare in maniera decisiva stili già esistenti come il blues, il jazz o la musica folk. Decisivo è stato anche lo sviluppo del sintetizzatore oltre che naturalmente del computer. Infatti, attraverso i computer non è solo possibile riprodurre musica ma anche modificarla e crearla.
Una conseguenza di queste innovazioni è stata la musica elettronica, un genere musicale nato in seguito a decenni di ricerche destinate a creare nuovi strumenti, suoni e modalità di fruizione. Il successo di band come Prodigy, Chemical Brothers e Daft Punk testimonia la diffusione della musica elettronica anche grazie alla commistione con il genere pop, che le permette di raggiungere un pubblico più vasto.
Lo sviluppo tecnologico ha reso possibile includere anche strumenti extramusicali ampliando, così, le possibilità creative degli artisti.
Anche vari software hanno dato il proprio contributo, un esempio potrebbe essere Auto-Tune, strumento assai discusso attraverso cui i cantanti possono correggere l’intonazione o mascherare piccoli errori o imperfezioni della voce. Tuttavia, spesso viene utilizzato anche come mezzo per ottenere particolari effetti di distorsione e quindi per modificare e creare.
Sin dal Medioevo le innovazioni tecnologiche hanno reso possibili cambiamenti. Ai nostri giorni la velocità con cui i cambiamenti avvengono si è rafforzata, per cui ben presto si aggiungeranno nuovi strumenti o nuovi modi per riprodurre e creare suoni.
Come la tecnologia ha modificato i rapporti di fruizione e di creazione?
Percorsi di approfondimento
Breve ricerca di almeno 2 pagina, corredata da bibliografia e sitografia con riflessioni personali su uno dei seguenti temi.
La ricerca verrà presentata in classe. Ogni studente avrà a diposizione 10 minuti.
1) Le nuove tecnologie a supporto della tesi che la musica sia un linguaggio.
2) «Musicoterapia e nuove tecnologie»: uno sguardo generale sulle possibilità applicative.
3) Emozione e cognizione in muisca (stimolo, riconoscimento e gestione)
4) L’«Effetto Mozart» e le nuove tecnologie: quale possibile applicazione?
5) Le nuove tecnologie in merito ad uno dei modelli musicoterapici proposti.
6) Le tecnologie e la disabilità fisica: applicazioni e possibilità future.
7) Tecnologia e creatività: il condizionamento delle tecnologie nel processo poietico.
8) Tecnologia e fruzione: il condizionamento delle tecnologie nel processo estesico.
9) La musica e l’ A.I. : analisi di un sistema. Riflessioni personali su funzioni e problematiche.
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